venerdì 10 febbraio 2012

berlinale / giorno due

intrufolamento di successo.
entro a vedere solotoje osero (the golden lake), film del 1935 di un regista che non ho mai nemmeno sentito nominare (né saprei ripronunciare): Wladimir Schnejderow.

l'introduzione al film viene fatta da uno dei due curatori della retrospettiva, ed è ricca di aneddoti. Wladimir Schnejderow è una sorta di werner herzog ante litteram. è un regista perlopiù di documentari (the golden lake è il suo primo film di finzione) un po' folli: ha realizzato il primo film mai girato in sud arabia, idem nello yemen, ha girato un documentario sul primo volo della tratta mosca-tokyo (considerato talmente pericoloso che nessuno voleva essere ingaggiato nella troupe - ha dovuto lavorare da solo) e uno nel polo sud, dove ha rischiato di annegare.

solotoje osero è tutto sommato un film anche trascurabile. molto retorico, pomposo, ridondante (più volte gli stessi spezzoni vengono utilizzati-riutilizzati-ririutilizzati in momento diversi). le scene con gli attori sono talvolta girate in modo grossolano, con errori di ripresa e una recitazione quasi grottesca. quando l'eroe buono, dopo aver legato i cattivi a dei tronchi di betulla da lui precedentemente spezzati con una piccola ascia, trova anche le pepite d'oro (ovvero ciò che ha scatenato tutto il pandemonio cui il film ruota attorno) i tre cattivi gli dicono "ce l'hai fatta, ora sei anche ricco", lui prontamente ribatte fiero (gonfiando visibilmente il petto come si vede fare solo nei galli in pollaio - e notando che nel primo piano semba anche più pettinato che nel campo lungo) "questo oro non farà ricco me, ma il mio paese". lato strano invece è che la bella di turno, mariska, sia sempre lasciata da sola a saltare dai tronchi, a nuotare nelle rapide, a slegarsi dai lacci, a lottare con i cattivi, però quando alla fine sta per scendere da una comoda canoa, l'eroe protagonista non vuole che si bagni i piedi, la prende in braccio e la guarda mentre il sole splende alto nel cielo. (menzione d'onore va alle scene in cui infuria l'incendio nella foresta attorno al lago -per la cronaca era stata incendiata da uno sciamano colto da improvvise visioni-, la sensazione qui è -e presumibilmente è vera- che abbiano davvero incendiato parte di una foresta per fare quelle scene...). merita praticamente solo per i paesaggi in cui è ambientato (la fotografia è a tratti molto suggestiva).


Dewuschka s korobkoi (the girl with the hat box) di boris barnet è invece una commedia (muta) semplicemente stupenda, divertente, e incredibilmente moderna (ho esagerato? fa un certo effetto la sala esaurita e le risate che scoppiano fragorose in un film poco conosciuto, pur di un grande regista, in una retrospettiva): come concordiamo tutti -di 5 nazioni diverse - "the artist è già molto più datato di questo film". calcolando che il film di barnet è del 1927, la visione di questo piccolo capolavoro (nato su commissione per promuovere la vendita dei biglietti della lotteria statale) -specialmente in copia restaurata e accompagnata dal perfetto commento musicale live di gabriel thibaudeau al pianoforte- ha qualcosa di magico. tutto è perfetto: regia, (splendida) fotografia, scrittura, fino alle performance di tutti gli attori ( da scoprire o riscoprire Anna Sten e Wladimir Fogel, morto a 27 anni, incredibilmente espressivo e comico -nel senso alto del termine-, sopra tutti. ma anche l'ultima delle comparse sembra far esplodere il proprio talento).


insomma c'è piaciuto. ci ripromettiamo di vedere altri film di barnet, ma domani puntiamo a una giornata di visioni più "contemporanee", in senso ovviamente solo cronologico: come mi dice gabriel thibaudeau mentre mi complimento con lui per l'accompagnamento "i film belli come questo non hanno tempo." ovvietà forse, ma a volte fa bene ricordarselo.

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